lunedì 23 settembre 2019

La delicatezza di Beato Angelico entra nella collana d'arte Menarini



Era convinto che ogni sua pennellata fosse d’ispirazione divina e che i suoi dipinti contribuissero a salvare le anime dei fedeli. Quest’anno Menarini ha impreziosito la sua storica collana d’arte con un volume dedicato al Santo patrono degli artisti: Beato Angelico.
Frate domenicano e pittore rinascimentale, Beato Angelico realizzò gran parte delle sue opere, caratterizzate dai colori splendenti e dai tratti delicati, a Firenze, nel convento di San Marco.



E proprio a pochi passi dal luogo in cui il frate artista ha vissuto che Menarini ha voluto presentare la monografia a lui dedicata.
Il 22 settembre, nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università degli Studi di Firenze, il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, e l’autore, Renzo Villa, hanno presentato il volume d’arte, curato da Menarini in collaborazione con Pacini editore, ripercorrendo la vita e le opere del frate pittore.

"Beato Angelico è uno dei pittori più importanti e poetici del Quattrocento. Il soprannome con cui è conosciuto descrive perfettamente la dolcezza ultraterrena che connota il suo stile; è un bene che la sua opera e la sua figura siano diffusi al grande pubblico in questo volume appositamente realizzato da Menarini. – ha detto Eike Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi - È una pubblicazione che esce praticamente a pochi giorni di distanza dalla chiusura della spettacolare mostra sul pittore tenutasi al museo del Prado, densa di novità. Proprio a Firenze sorge il museo di San Marco, uno spazio che è stato la casa del Beato Angelico e che accoglie la maggior parte dei suoi capolavori. Personalmente - ed ora posso dirlo con la massima schiettezza, visto che l'unificazione di San Marco con gli Uffizi è stata da pochi giorni rescissa - lo ritengo uno dei musei più belli del mondo; colgo volentieri l' occasione di questa bellissima pubblicazione per invitare tutti ad andare ad ammirarne i tesori"



 “Con il volume su Beato Angelico Menarini rinnova una storica tradizione artistica e trova conferma anche nel progetto multimediale Menarini Pills of Art, che ha l’obiettivo di avvicinare i giovani all’arte. - hanno detto Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, membri del Board e azionisti di Menarini - Sul sito Menarini vengono pubblicate, in ben sette lingue, delle brevi video pillole in cui gli esperti d’arte mostrano e raccontano le curiosità delle grandi opere presenti nelle nostre monografie”.

Nicoletta Curradi 

venerdì 6 settembre 2019

L'11/a edizione di Firenze Suona Contemporanea


Undicesima edizione per FIRENZE SUONA CONTEMPORANEA, il festival internazionale dedicato alla musica del Novecento e contemporanea coniugata all'arte visiva che, anche quest’anno, dal 7 al 27 settembre, avrà prime assolute e ospiti d’eccezione. La rassegna inaugura con una prima mondiale, NYMAN’S EARTHQUAKES di Michael NYMAN, alla Manifattura Tabacchi, dal 7 al 14, mentre il Tepidarium del Roster ospita, in prima italiana, l’eccezionale performance di William KENTRIDGE e Joanna Dudley, The Guide to an Exhibition, il 25 settembre.


NYMAN’S EARTHQUAKES è realizzato in coproduzione con Manifattura Tabacchi, all’interno del Festival “God is Green”, dedicato alla sostenibilità e al futuro.
Il Giardino Monocromatico, titolo della edizione 2019, ispirato ai giardini zen e all’influenza della cultura giapponese sull’Europa, diretto dal compositore italo-americano Andrea Cavallari, vuole colpire l'immaginario con una proposta che non si accontenta dei sentieri tradizionalmente battuti: concerti e esposizione d'arte si uniscono in eventi che si pongono al confine fra dimensioni diverse, sperimentando inedite forme di accompagnamento reciproco fra musica e immagine. Firenze Suona Contemporanea conterà su scenografie straordinarie e insolite, luoghi storici e spazi museali della città come il Tepidarium del Roster, il Museo Novecento, il Museo Marino Marini e la Manifattura Tabacchi.
FIRENZE SUONA CONTEMPORANEA 2019 è realizzato nell’ambito dell’Estate Fiorentina, in collaborazione con Museo Novecento, Fondazione Berengo, ASF Ltd London, Flame Ensemble, Museo Marino Marini e Manifattura Tabacchi.
Tra gli ospiti in cartellone, oltre a Nyman e Kentridge, sempre alla Manifattura Tabacchi, Andrea Cavallari con una installazione audio-visiva, i giovani artisti Giovanni Vetere, Matteo Pasin e Luís Calçada con delle video installazioni, e l’eccentrica artista americana Nancy Burson con la grande scultura DNA HAS NO COLOR. Nancy Burson sarà poi presente anche al Museo Marino Marini, con la video installazione Love Above All Else e l’installazione sensoriale Perpetual Mary: An Experiential Installation, dal 13 al 23 settembre e con la scultura DNA HAS NO COLOR che per l’occasione il 13 settembre sarà spostata dalla Manifattura Tabacchi a Museo Marino Marini. Il Museo Novecento sarà teatro invece di gran parte dei concerti solistici che vedranno Roberto Fabbriciani e Francesco Dillon, esplorare compositori giapponesi a confronto con compositori europei, mentre Michele Marasco e Marta Cencini proporranno un programma interamente dedicato alla musica minimalista con lavori di Reich, Cage, Glass. Infine, sempre al Museo Novecento, un evento-maratona, il 27 settembre, interamente dedicato al movimento FLUXUS, 20 performer circa occuperanno per intero lo spazio museale trasformandolo in un teatro d’azione, musica, poesia, e performance non stop dalle ore 18 alle ore 22.

Nicoletta Curradi

giovedì 5 settembre 2019

Al cinema Odeon il Dragon Film Festival dal 10 al 12 settembre


Il Dragon Film Festival, giunto alla sua Sesta edizione, porta al Cinema Odeon di Firenze, dal 10 al 12 settembre, i grandi autori e le storie più emozionanti direttamente da Hong Kong.
La manifestazione ideata e organizzata dall’associazione culturale fiorentina EurAsia Association offrirà al pubblico la prestigiosa tradizione e il continuo rinnovarsi di una Cinematografia importante come quella di Hong Kong. Il passato e il presente, l’humor e i sentimenti, senza dimenticare l’adrenalina e il grande spettacolo, saranno raccontati dalle cinque pellicole in programma.
Si parte con il ritorno di un grande Maestro come Stanley Kwan (“Rouge, Center Stage”, “Hold You Tight”) col suo ultimo “First Night Nerves” in cui l’allestimento di uno spettacolo teatrale è l’occasione, per le due attrici principali, di un bilancio delle loro vite; un sofisticato dramma di costume ambientato nel mondo del teatro attraverso cui l’autore ritorna ad analizzare due costanti care al suo cinema, come l’universo LGBT e la vita privata delle grandi dive lontana dalla ribalta.
Della giovane regista Jessey Tsang sarà presentato il lungometraggio d’esordio “The Lady Improper”, in cui l’universo femminile è indagato e raccontato attraverso la storia di una donna e della sua scoperta di un erotismo e una sessualità finalmente più liberi e appaganti.
Due i film firmati dall’infaticabile Herman Yau, regista e produttore che al suo attivo vanta più di 70 pellicole: il raffinato thriller sul lato oscuro delle case farmaceutiche “The Leakers” e il brillante “A Home with a View”, commedia sul complicato mercato immobiliare a Hong Kong, tratta da una pièce teatrale e interpretata dalle star Francis Ng e Louis Ko.
Ultimo film in programma il toccante dramma storico firmato dalla regista Ann Hui, una delle autrici più importanti di tutta l’Asia (“A Simple Life”, “The Golden Era”). In “Our Time Will Come” col doppio registro che le è consueto, in cui i drammi privati sono perfettamente intrecciati ai movimenti della storia, Ann Hui ripercorre le vicende dei gruppi partigiani nati a Hong Kong nel corso dell’occupazione giapponese. Al centro la figura della coraggiosa Fong Lan e del suo sacrificio per la causa della Resistenza.
Tre giorni di un grande cinema famoso nel mondo per la coraggiosa sperimentazione, ad opera di autori tanto prolifici quanto talentuosi, per i generi e per le forme cinematografiche.
Cinema Odeon Piazza degli Strozzi, 50123 Firenze – Biglietto Intero a Proiezione: 5€


Nicoletta Curradi 

mercoledì 4 settembre 2019

Dal 10 al 13 settembre la musica di Settembre in piazza della Passera


Torna “Settembre in Piazza Della Passera ”, dal 10 al 13 settembre, appuntamento fisso dell’estate fiorentina. Per la sua XVIII edizione, il festival, presentato il 4 settembre presso la trattoria 4 leoni, si arricchisce quest’anno di un nuovo spazio per gli eventi: al consueto palco della piazza si aggiunge infatti la nuova piazzetta dello Sprone, recentemente riqualificata e restituita alla città dopo decenni di abbandono.

Ideato e prodotto da Stefano Di Puccio con la direzione artistica di Alessandro Di Puccio e Momy Manetti di Proscenium, organizzato dall’associazione culturale In Piazza e dall’associazione culturale e scuola di musica jazz Silence JAM, il festival si è affermato, nel corso degli anni, come evento culturale che ha proiettato questo angolo dell’Oltrarno in una dimensione internazionale, dando spazio, oltre che ad alcuni dei più grandi talenti del jazz contemporaneo, ai giovani e alla loro creatività rendendoli i veri protagonisti della rassegna. Diverse sono le collaborazioni avviate negli anni con altre associazioni e istituzioni del mondo culturale toscano, da quella con il Conservatorio Luigi Cherubini, a Siena Jazz, all’Accademia Musicale di Firenze fino a quella recentissima con Firenze Jazz Festival, pur mantenendo ferma l’identità e l’indipendenza della rassegna. “Settembre in Piazza della Passera” si avvale del contributo del Comune di Firenze per le manifestazioni dell’Estate Fiorentina.
Tutte le serate sono a ingresso gratuito. 

Nicoletta Curradi 

lunedì 2 settembre 2019

Bernardo Bellotto in mostra alla Fondazione Ragghianti




La mostra dell’autunno della Fondazione Ragghianti di Lucca, dedicata al pittore veneziano Bernardo Bellotto (1722-1780), nipote di Canaletto, è al contempo un grande evento espositivo e una mostra di studio, presentandosi come un’occasione unica per ammirare alcune opere preziosissime e rare mai viste insieme, tra cui il più importante dipinto della storia avente come soggetto la città di Lucca (nella foto di apertura, Piazza San Martino con la cattedrale), capolavoro di Bellotto, e cinque suoi disegni, sempre di soggetto lucchese, prestati straordinariamente dalla British Library. Un nuovo raggiungimento significativo per l’istituzione lucchese diretta da Paolo Bolpagni e presieduta da Alberto Fontana, che sta offrendo una programmazione sempre più ricca e originale nel panorama italiano.
La mostra, realizzata con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e grazie al supporto di Banco BPM come main partner, vuole illustrare il viaggio di Bernardo Bellotto in Toscana, uno dei temi più affascinanti del vedutismo settecentesco. L’artista ricevette infatti la propria formazione nello studio di Canaletto quando quest’ultimo era al culmine della sua fama, alla fine degli anni Trenta del Settecento. Bellotto assorbì i modelli e le tecniche compositive dello zio con una capacità di emulazione tale da ingannare gli stessi contemporanei. L’eredità del maestro è alla base di tutta la sua opera, ma non appena il giovane Bellotto iniziò a viaggiare fuori da Venezia – e il soggiorno in Toscana è il primo e fondamentale a questo riguardo – sviluppò il proprio stile espressivo in maniera originale, accentuando il rigore prospettico e il realismo della rappresentazione.
I più recenti studi archivistici hanno permesso di datare questo viaggio di Bellotto al 1740, due anni prima rispetto a quanto si ritenesse, evidenziandone così l’importanza come manifesto della precocità artistica del pittore, allora diciottenne. La documentazione riscoperta consente anche di vedere in lui il pioniere della pittura di veduta a Firenze e a Lucca, al servizio dell’aristocrazia toscana.
Il focus di questa mostra, curata da Bożena Anna Kowalczyk, tra i maggiori studiosi di Canaletto e Bellotto, è il nucleo di vedute di Lucca, con il dipinto che raffigura piazza San Martino proveniente della York City Art Gallery e i cinque disegni di diversi luoghi intorno alla cattedrale e alla chiesa di Santa Maria Forisportam eccezionalmente concessi dalla British Library. Questo gruppo di opere, mai esposte insieme – i disegni, incollati in un album del primo Ottocento già di proprietà del re Giorgio III d’Inghilterra, e poi di Giorgio IV, saranno per la prima volta staccati – fornisce una documentazione straordinaria della città di Lucca nel Settecento.
Accanto alle opere di soggetto lucchese sono inoltre presentate alcune delle vedute conosciute di Firenze realizzate da Bellotto durante e a seguito della sua visita in Toscana, come Piazza della Signoria, Firenze e L’Arno dal Ponte Vecchio fino a Santa Trinità e alla Carraia, entrambe del 1740, provenienti dal Szépmúvészeti Múzeum di Budapest; L’Arno verso il Ponte Vecchio, Firenze e L’Arno verso il ponte alla Carraia, Firenze, ambedue del 1743-1744, provenienti dal Fitzwilliam Museum di Cambridge; e il disegno a penna e inchiostro Capriccio architettonico con un monumento equestre del 1764, dal Victoria & Albert Museum di Londra, che documenta la visita di Bellotto a Livorno. Sono inoltre esposti anche altri magnifici dipinti di Luca Carlevarijs, Giuseppe Zocchi e di alcuni anonimi ma talentuosi artisti che, a Lucca, eseguirono copie dell’eccezionale veduta di piazza San Martino realizzata da Bellotto, a testimonianza della ricaduta che la presenza fondamentale di quest’opera ebbe in città. Altro manufatto di eccezionale valore e interesse per i visitatori è la camera ottica in legno, vetro e specchio usata da Canaletto e concessa in prestito dal Museo Correr di Venezia.
Il viaggio di Bellotto fu patrocinato dal conoscitore e antiquario veneziano Anton Maria Zanetti di Girolamo (1680-1767), che era in stretto contatto con i più importanti collezionisti toscani. Bellotto ebbe peraltro occasione di vedere a Lucca quattro magnifiche vedute di Venezia di suo zio Canaletto, commissionate nel 1725 dal nobile mercante Stefano Conti (1654-1739). Questa fitta rete di relazioni artistiche, che assicurò il successo del giovane pittore, è illustrata in mostra da una serie di documenti originali dell’epoca: libri, lettere, ricevute di pagamento per commissioni di opere, provenienti dalla Biblioteca Statale di Lucca.
Per avere uno sguardo contemporaneo sul celebre quadro di Bellotto su piazza San Martino sono stati chiamati due giovani fotografi che parteciperanno al Photolux Festival di Lucca (16 novembre – 8 dicembre 2019): Jakob Ganslmeier (Monaco, 1990) e Jacopo Valentini (Modena, 1990), ospitati “in residenza” estiva alla Fondazione Ragghianti. Alla fine del percorso della mostra saranno esposti i loro lavori, realizzati negli stessi luoghi che Bellotto vide nel 1740. L’allestimento della mostra, raccolto e prezioso, con una sala nei toni del blu di Prussia dove ammirare la splendida opera di Bellotto e i disegni della British Library, è a cura della nota architetta veneziana Daniela Ferretti. Accompagna la mostra un catalogo pubblicato da Silvana Editoriale ed Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte, a cura di Bożena Anna Kowalczyk, con saggi sull’artista e sulla sua produzione in Toscana, nuove e inedite ricerche storiche e archivistiche svolte per questa esposizione, nonché i risultati delle analisi più innovative riguardanti la tecnica e i procedimenti utilizzati da Bellotto per la realizzazione dei suoi dipinti e disegni, qui per la prima volta confrontati.
Chi era Bernardo Bellotto
Bernardo Bellotto nacque a Venezia nel 1722 da Lorenzo e da Fiorenza Canal, sorella di Antonio Canal, il celebre pittore Canaletto. Dimostrò sin da giovanissimo un talento precoce nella pittura vedutistica, che renderà via via sempre più eccelsa per la cura dei particolari e la luminosità dei colori. Nel 1738 si iscrisse alla corporazione dei pittori veneziani. Su suggerimento dello zio Canaletto, si recò a Roma, andando prima a Firenze, Lucca e Livorno. Lavorò poi in Lombardia al servizio dei conti Simonetta e a Torino, dove realizzò due vedute per la corte sabauda. Durante un breve soggiorno a Verona probabilmente entrò in contatto con Pietro Guarienti, cui si deve la prima e unica biografia antica dell’artista. Nei primi tempi della propria emancipazione professionale Bellotto ricalcò le orme del celebre zio. Le differenze caratteristiche del più giovane sono una più esatta osservazione e resa delle architetture, un trattamento più dinamico del cielo e dell’acqua, e chiaroscuri più drammatici, oltre naturalmente a una quantità assai più varia di luoghi ritratti. Il suo stile si arricchì ulteriormente sotto l’influenza dei grandi paesaggisti olandesi seicenteschi. Nel 1747 fu invitato dall’Elettore di Sassonia Augusto III a trasferirsi a Dresda. Qui ottenne subito fama e successo, anche a livello europeo, oltre che il ruolo di pittore di corte. Nel 1758 l’imperatrice Maria Teresa d’Austria lo chiamò a Vienna. Tre anni dopo si trasferì a Monaco di Baviera: dopo cinque anni tornerà a Dresda, dove nel 1764 entrò a far parte dell’Accademia. Il clima culturale diffusosi in quegli anni, improntato al Neoclassicismo, invoglierà l’artista a trasferirsi definitivamente a Varsavia, dove trascorrerà gli ultimi anni della sua vita e morirà il 17 ottobre 1780. Le vedute realizzate a Varsavia sono state prese come modello per la ricostruzione della città dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale.




Nicoletta Curradi