A Firenze il primo road show “La pandemia diabete T2: dai modelli organizzativi, alle criticità gestionali, alle nuove opportunità di cura”
Graziano Di Cianni, Presidente Nazionale AMD, Associazione Medici Diabetologi e Direttore dell’Unità Operativa complessa di Diabetologia e Malattie del Metabolismo, ASL Toscana Nord Ovest: “In Toscana sono circa 250mila i diabetici noti, con una prevalenza che è maggiore dell’1% sulle zone costiere rispetto alle zone centrali. Manca ancora un accesso equo alle cure, in particolare nelle zone più periferiche”.
Parte da Firenze il primo road show “La pandemia diabete T2: dai modelli organizzativi, alle criticità gestionali, alle nuove opportunità di cura”, promosso da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Menarini.
“Il diabete è una delle malattie croniche più diffuse al mondo, ampiamente diffusa anche nel nostro Paese”, spiega Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità, aprendo la tavola di lavoro in corso di svolgimento a Firenze, presso Palazzo del Pegaso (Consiglio Regionale della Toscana). “Come è noto esistono due forme il diabete: quello di Tipo 1 e quello di Tipo 2 ed entrambi presentano problematiche e risoluzioni diverse. Oggi vi è sempre di più la necessità di curare i pazienti diabetici favorendo la loro autogestione di controllo e, allo stesso tempo, di riuscire a dare ai diabetici stessi quelli che sono i cosiddetti farmaci innovativi che possono incidere in maniera importante sul controllo della glicemia e agire sulle complicanze del diabete (in primis il cuore). Occorre pensare in maniera organizzata alla presa in carico del paziente diabetico che va territorializzata, anche grazie alla disponibilità di questi nuovi farmaci, liberando così gli ospedali”.
UN CONFRONTO COSTRUTTIVO E FONDAMENTALE
“Sono felice che oggi gli spazi istituzionali dell'assemblea legislativa Toscana possano ospitare questo importante momento di approfondimento”, ha detto Enrico Sostegni, Presidente III Commissione sanità e politiche sociali, Consiglio Regionale della Toscana. “Occasioni di confronto che arricchiscono il servizio sanitario regionale e stimolano gli operatori a un rapporto con chi governa questo sistema perché possano essere prese le misure più opportune sia per la cura, sia per la programmazione degli interventi”.
“La Regione Toscana ha adottato un modello di gestione integrata della cura del diabete, basato sulla centralità della persona e sulla multiprofessionalità”, continua Simone Bezzini, Assessore al Diritto alla salute, politiche per la promozione della salute, prevenzione, cura e riabilitazione, Regione Toscana. “In questi anni è stato fondamentale l’ascolto e la collaborazione delle associazioni dei pazienti diabetici e dei professionisti delle Asl, sinergia che nel tempo ha portato a importanti risultati come l’adozione del “Nuovo PDTA per il diabete nell’adulto”, “Il PDTA sul Piede diabetico”, al fine di integrare il percorso territorio-ospedale-territorio, fino alla costituzione della Rete regionale della patologia diabetica che ha uniformato i protocolli diagnostici terapeutici a livello regionale, ed individuato linee guida come l’automonitoraggio glicemico. Giornate come quelle di oggi di condivisione e confronto sono fondamentali per costruire nuove strategie e soluzioni per migliorare la qualità della vita delle persone diabetiche”.
SITUAZIONE EPIDEMIOLOGICA REGIONALE E CRITICITÀ GESTIONALI
La situazione epidemiologica regionale e le criticità gestionali nel diabete T2 sono state affrontate da Graziano Di Cianni, Presidente Nazionale AMD, Associazione Medici Diabetologi e Direttore dell’Unità Operativa complessa di Diabetologia e Malattie del Metabolismo, ASL Toscana Nord Ovest. La parola d’ordine è medicina di prossimità, quindi integrazione dei servizi, tra di loro e con la medicina generale, creazione di centri per l’assistenza ospedaliera e organizzazione capillare che individui e curi tutti i pazienti diabetici.
“In Toscana sono circa 250mila i diabetici noti, con una prevalenza che è maggiore dell’1% sulle zone costiere rispetto alle zone centrali - precisa Di Cianni. Manca ancora un accesso equo alle cure, in particolare nelle zone più periferiche che soffrono della mancanza della prevenzione delle complicanze e dell’accesso alle cure specialistiche. Il problema ora è quello di garantire l’equità della cura indipendentemente dal reddito e dalla zona di residenza, investendo sul territorio e sulla rete dei servizi, per una medicina sempre più di prossimità che non lasci indietro nessuno. AMD ha realizzato con altre società scientifiche un position paper che è stato presentato alle istituzioni: nel documento viene descritto come deve essere organizzata la rete diabetologica, garantendo la figura dei centri specialistici, il supporto della telemedicina e la certificazione delle competenze”.
IMPORTANTE IL RUOLO DEL MEDICO DI BASE
È cambiato il paradigma della presa in carico del paziente affetto da malattia cronica. Secondo Elisabetta Alti, Direttore del Dipartimento di Medicina Generale, USL Toscana Centro e Vicesegretario Sezione Provinciale FIMMG Firenze, “Andiamo avanti nella personalizzazione della presa in carico della persona e non della patologia. La differenza è proprio nell’avere capito il ruolo della sinergia fra i tutti professionisti che a vario titolo - medici, infermieri, dietisti, fisioterapisti, ma anche operatori sanitari e operatori del sociale - devono interagire, avere programmi in comune e avere la finalità comune di trovare il percorso personalizzato per la terapia del paziente. Il ruolo del medico di medicina generale è ancora più determinante rispetto a prima, soprattutto perché grazie anche all’apertura con la Nota 100 alla prescrizione di farmaci che oramai hanno più di 10 anni, possiamo già impostare una terapia non solo congrua con il Diabete, ma anche personalizzata alle eventuali comorbidità che sono presenti nel paziente, come per esempio lo scompenso cardiaco e l’alto rischio cardiovascolare”.
Nicoletta Curradi
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