Il 21 dicembre - anniversario della riapertura degli Uffizi a solo sei
settimane dall’alluvione del novembre del ’66 - in San
Pier Scheraggio, è stato presentato il volume Gli Uffizi, la città e l’Arno. Ugo Procacci, Giuseppe Marchini e la Soprintendenza Fiorentina nel 1966,
a cura di Maria Matilde Simari e Gioia Romagnoli, con testi e ricerche
di Gabriele Barucca, Laura Pacciani, Gioia Romagnoli, Maria Matilde
Simari, edito da Sillabe.
“La riscoperta di un dattiloscritto di
Giuseppe Marchini nella biblioteca delle Gallerie degli Uffizi,
intitolato opere d’arte danneggiate a Firenze e in provincia e redatto
subito dopo l’alluvione del 1966 e nei mesi successivi” scrive Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi
“è stata l’occasione per riaprire le vecchie ferite di quel periodo, ma
anche per comprendere l’eroismo e l’abnegazione di studiosi e
funzionari – Marchini stesso, Ugo Procacci, Luisa Becherucci solo per
fare qualche nome, oltre a un piccolo esercito di restauratori, custodi,
volontari – che a poco più di vent’anni dalla fine della guerra si
trovava a fronteggiare un disastro non minore di quello delle bombe e
delle razzìe nemiche”.
Il volume è stato promosso dalle Gallerie
degli Uffizi perché racchiude testi e ricerche di particolare
significato per la conoscenza del patrimonio artistico fiorentino:
quello conservato nelle Gallerie e anche quello presente nell’area
comunale e nei dintorni.
Il nucleo del libro è il dattiloscritto
inedito redatto a metà del 1967 da Giuseppe Marchini, all’epoca vice
soprintendente e dunque stretto coadiutore di Ugo Procacci durante
l’alluvione del 4 novembre e nei faticosi successivi mesi di
riorganizzazione e di ricognizioni su un patrimonio artistico devastato.
Il
dattiloscritto fornisce le coordinate per conoscere in modo analitico
la situazione del patrimonio artistico dopo la tragedia, esaminando ogni
luogo, ogni museo, ogni chiesa, opera per opera. Gli elenchi
minuziosamente studiati, analizzati e corredati di foto costituiscono
così il primo repertorio delle opere danneggiate. Il libro ricorda
l’eccezionale attività delle soprintendenze fiorentine nel 1966-‘67, e
in particolare della Soprintendenza alle Gallerie, per il recupero dei
manufatti e la riorganizzazione del patrimonio artistico. “Gli Uffizi”
ricorda Maria Matilde Simari, funzionario delle Gallerie degli Uffizi e
curatrice del volume “sebbene essi stessi pesantemente coinvolti
nell’alluvione, divennero comunque un punto di prima affluenza e di
pronto soccorso per tutte le opere d’arte danneggiate, mentre sempre in
un luogo legato alle Soprintendenze – la Limonaia di Boboli – si
approntava un grande laboratorio climatizzato con parametri
appositamente studiati per le opere alluvionate dove squadre di
restauratori italiani e stranieri lavorarono per mesi e mesi”.
Vengono
pubblicati alcuni scritti storici del soprintendente Procacci e
dell’allora direttrice degli Uffizi Luisa Becherucci, nonché
dell’architetto Bemporad, ripercorrendo i mesi di novembre e dicembre
del ‘66 fino alla straordinaria riapertura dei musei statali il 21 dicembre dello stesso anno. Tale
evento fu il risultato eccezionale di un lavoro instancabile che
coinvolse soprintendenze, enti pubblici e l’intera cittadinanza.
Con
la presentazione del volume “Gli Uffizi, la città e l’Arno” si è voluto
ricordare quei mesi ancora presenti nella memoria di chi li ha vissuti. E
rendere così anche un grato omaggio alle figure illustri della
Soprintendenza fiorentina, evidenziare inoltre come il 1967 sia stato
l’inizio di un nuovo periodo organizzativo per i musei che dette il via
alla riflessione sul progetto dei nuovi Grandi Uffizi.
Hanno illustrato il volume il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, il
soprintendente Andrea Pessina (SABAP Firenze Pistoia e Prato) e il
soprintendente Gabriele Barucca (SABAP Cremona, Lodi e Mantova).
Nicoletta Curradi
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