sabato 23 ottobre 2021

Edutalks Agenda 2030 a Firenze

 



Sabato 23 ottobre, a partire dalle ore 10 a​ Palazzo Vecchio di Firenze​ si terrà l'evento​ "EDU TALKS"​ dove​ verranno presentati in anteprima dall’Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO​ i risultati ​ del progetto​ EDU 2021, connessi ai laboratori di formazione scolastica sui principali temi dell’Agenda​ 2030 per lo sviluppo sostenibile. L’incontro, che avrà luogo in due sessioni nel Salone dei Cinquecento, sarà trasmesso online sui canali di AIGU su tutto il territorio nazionale e live a Firenze.




EDU è il programma nazionale di educazione destinato alle Istituzioni Scolastiche e Università e focalizzato sui programmi sviluppati dall’UNESCO in ambito internazionale nei campi dell’Educazione, della Comunicazione e informazione, delle Scienze naturali, delle Scienze umane e sociali e della Cultura. I Comitati regionali AIGU sostengono ogni anno l’attivazione di laboratori didattici gratuiti presso le istituzioni scolastiche secondarie di I e II grado e università dei rispettivi territori, su una delle tematiche UNESCO. In cinque anni di attività sono stati affrontati temi legati a Scuola, Patrimonio Culturale e Ambiente, con 86 Laboratori educativi regionali, 200 Istituti scolastici (scuole secondarie e università),​ oltre​ 7.000 Studenti e 286 Partners locali e nazionali.

EDU è un programma nazionale di educazione destinato alle Istituzioni Scolastiche e Università e focalizzato sui programmi sviluppati dall’UNESCO in ambito internazionale nei campi dell’Educazione, della Comunicazione e informazione, delle Scienze naturali, delle Scienze umane e sociali e della Cultura. I Comitati regionali AIGU sostengono ogni anno l’attivazione di laboratori didattici gratuiti presso le istituzioni scolastiche secondarie di I e II grado e università dei rispettivi territori, su una delle tematiche UNESCO. In cinque anni di attività sono stati affrontati temi legati a Scuola, Ambiente e Paesaggio, con 86 Laboratori educativi regionali, 200 Istituti scolastici (scuole secondarie e università), 7.000 Studenti e 286 Partners locali e nazionali.

Nell’anno scolastico 2020/21, nonostante le vari difficoltà legate alla pandemia e alla didattica a distanza, è stato possibile comunque organizzare la quarta edizione del progetto EDU, dedicata all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (SdGs). I 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile descrivono le maggiori sfide dello sviluppo per l’umanità per assicurare una vita sulla terra sostenibile, pacifica, prospera ed equa per tutti, nel presente e nel futuro. Il progetto si pone l’obiettivo di ampliare conoscenze ed esperienze verso le opportunità di sviluppo sostenibile offerte dal territorio da cui provengono gli studenti attraverso la creazione di nuovi legami tra le scuole, le istituzioni e le realtà imprenditoriali innovative. Gli SdGs sono stati quindi declinati in ciascuna Regione attraverso specifici laboratori e percorsi educativi scolastici e universitari che a conclusione hanno visto la realizzazione di output da condividere con la comunità e con il resto degli studenti coinvolti nel progetto.

La prima parte di EDU TALKS Firenze 2021 vedrà intervenire figure di rilievo istituzionale e aziendale a confronto diretto con gli studenti. All'incontro, moderato da Gianluca Buoncore, Rappresentante Regionale AIGU Toscana e Giuliana Di Bari, AIGU - Comitato Toscana. saranno: Chiara Bocchio, ​ Presidentessa Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO; Cosimo Guccione, Assessore sport, politiche giovanili, città della notte, terzo settore, immigrazione, lotta alla solitudine; Franco Bernabè, Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO; Enrico Vicenti, Segretario Generale CNIU; Barbara Floridia, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione; Alessandra Nardini, Assessora all’istruzione alla formazione e al lavoro della Regione Toscana; Chiara Balestri, AIGU - Coordinatrice nazionale EDU, Marco Cerverizzo, AIGU - Coordinatore nazionale grafica; Stephen Ritz, Direttore del National Health, Wellness and Biodiversity Center di New York e ideatore della Green Bronx Machine; Federico Garcea, founder e CEO Treedom; Giusy Sica, Founder Re-Generation (Y)outh | LUPT- Università degli Studi di Napoli Economia; Alessio Genivi, Developer per la regione Toscana Too Good To Go - Business. L’intervento conclusivo della mattinata sarà affidato a Stefania Giannini, Vicedirettore generale dell’UNESCO con delega all’istruzione, i saluti finali a Dario Nardella, sindaco di Firenze.

A partire dalle ore 15 saranno invece aperti i lavori e gli speech sui temi proposti, con i laboratori Think Global Act Local concentrati sui focus “Patrimonio mondiale”, “Educazione e Comunità e “Sostenibilità ambientale” i cui esiti saranno annunciati a metà pomeriggio.

Nicoletta Currradi


martedì 12 ottobre 2021

La nuova sede di ANBI a Firenze


 La Toscana esempio nazionale di buone pratiche nella tutela dell’ambiente grazie alle attività dei Consorzi di Bonifica. Il ruolo della regione in tal senso è sancito dalla presenza odierna, nella sede di ANBI Toscana, dell’assemblea del Consiglio Nazionale di ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) che ha visto la partecipazione, per la prima volta a Firenze, di rappresentanti dei Consorzi di Bonifica di tutta Italia. La riunione si è tenuta nella nuova sede regionale di ANBI Toscana, inaugurata oggi alla presenza dell’assessore regionale all’ambiente Monia Monni, dell’assessore di Firenze Cecilia Del Re, di Francesco Vincenzi e Massimo Gargano presidente e direttore generale di ANBI Nazionale e di Marco Bottino presidente di ANBI Toscana.

 

«La mia presenza qui oggi all’inaugurazione della sede dell’ANBI, vuole rappresentare la collaborazione stretta tra Regione Toscana e i Consorzi di Bonifica – ha detto l’assessore regionale all’ambiente Monia Monni -. Grazie a loro riusciamo a investire 100 milioni di euro l’anno nella manutenzione dei nostri corsi d’acqua, permettendo così la mitigazione del rischio idraulico dei nostri territori. Con i Consorzi vogliamo intraprendere nuove collaborazione sui temi ambientali. Il primo obbiettivo, insieme ai Consorzi e alle associazioni ambientaliste, sarà quello di mettere a sistema iniziative utili al contrasto della presenza delle plastiche nei nostri corsi d’acqua, così da impedirne la diffusione nei nostri mari».

 

«Avere i rappresentanti dei Consorzi di Bonifica di tutta Italia oggi per la prima volta riuniti a Firenze nella nuova sede regionale di Anbi Toscana - ha detto l’assessore all’Ambiente del Comune di Firenze Cecilia Del Re - è un ulteriore segno della centralità delle buone pratiche ambientali e dell’importanza delle azioni di messa in sicurezza e tutela degli ecosistemi. Ringrazio il presidente Marco Bottino per questa operazione che rafforza un ente importante e strategico per il territorio».

 

«Quello della Toscana è un esempio della capacità dei Consorzi di Bonifica di riformarsi con la società che cambia, per essere sempre vicini al territorio e ai suoi abitanti - ha detto Francesco Vincenzi presidente di ANBI -. Firenze, in particolare, è una positiva esperienza pilota in campo nazionale, grazie alla manutenzione del fiume Arno affidata al locale Consorzio di Bonifica, che non solo ha migliorato la sicurezza idraulica, ma promuove la fruizione sociale delle sponde, ricucendo il rapporto fra comunità e acque cittadine. La crisi climatica obbliga ad interventi urgenti e la risposta più immediata sta proprio nell'incrementare la resilienza dei territori».

 

«È una grande soddisfazione poter tagliare il nastro di questa nuova sede, a nove anni dalla riforma dei Consorzi, nel corso dei quali siamo riusciti a dare vita a un ‘modello Toscana’ che poggia in primo luogo sulla grande sinergia con la Regione, il Genio Civile e le Amministrazioni e associazioni locali – ha commentato Il presidente di ANBI Toscana Marco Bottino -. Un modello che parte dalla difesa del suolo e si spinge oltre, facendo propri temi come la tutela dell’ambiente, il supporto al settore agricolo e la rigenerazione urbana».

 

I due appuntamenti di oggi anticipano la partecipazione di ANBI Nazionale e ANBI Toscana a Earth Technology Expo, in programma alla Fortezza da Basso di Firenze dal 13 al 16 ottobre: un’esposizione delle applicazioni tecnologiche in corso e dell’innovazione previste e presenti nelle linee guida del Next Generation EU. Tra gli appuntamenti in programma ecco, il 14 ottobre (ore 14), “La manutenzione dei corsi d’acqua fra sicurezza e tutela dell'ambiente” un’iniziativa dedicata ai progetti dei Consorzi di Bonifica della Toscana in tema di manutenzione “gentile”. Un focus dedicato alle buone pratiche messe in atto per mantenere in sicurezza i corsi d’acqua in maniera sostenibile e sempre volta alla tutela dell’ambiente e dei suoi ecosistemi.

Organizzato da ANBI Toscana in collaborazione con i principali atenei della Toscana e con il Cirf (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale), l’evento vedrà la partecipazione di Marco Bottino presidente di Anbi Toscana, Federico Preti dell’Università di Firenze, Antonio Felicioli e Francesca Coppola dell’Università di Pisa, Leopoldo De Simone dell’Università di Siena, Gianfranco Censini geologo di Georisorse Italia. Modera Martina Bencistà del Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud.

La partecipazione a Earth Technology Expo rappresenta un’occasione per mostrare l’uso della tecnologia fatto dai sei Consorzi di Bonifica regionali per mantenere in sicurezza i corsi d’acqua ma anche i tanti progetti a tutela dell’ambiente che vanno dalla manutenzione ‘gentile’ agli interventi per proteggere le specie autoctone e contenere le specie aliene invasive. Dalla ‘lotta’ al gambero killer alla salvaguardia delle tartarughe marine, dalla “manutenzione gentile” alla vigilanza degli argini messi in pericolo dalle tane delle nutrie, sono tanti i progetti messi in campo dai sei Consorzi di Bonifica regionali riuniti in Anbi Toscana.


Nicoletta Curradi






lunedì 11 ottobre 2021

FánHuā Chinese Film Festival, una finestra sulla Cina di oggi

 Dal 14 al 17 ottobre la migliore cinematografia cinese al cinema La Compagnia di Firenze

in una quattro giorni di cinema a Firenze

Il festival inaugura la sua prima edizione con due film di registe donne all’insegna degli sguardi femminili nel cinema cinese




Tra i film in programma anche “800 Eroi”, il kolossal bellico che ha sbancato al botteghino cinese del 2020,

uno dei film più visti di tutti i tempi impreziosito dalla voce di Andrea Bocelli nella colonna sonora


  Un viaggio nella Cina contemporanea, quella meno conosciuta e più autentica, oltre gli stereotipi, nella prima edizione di FánHuā Chinese Film Festival, la rassegna cinematografica in programma al cinema La Compagnia di Firenze dal 14 al 17 ottobre che presenterà un programma di 11 film. Il titolo della rassegna, letteralmente, “Una varietà di fiori che sbocciano”, fa riferimento, con un’immagine poetica, alla florida e variegata produzione di opere cinematografiche che si sta sviluppando in Cina.


Il festival è organizzato da Zhong Art International con il supporto di Globally Group, Palazzo Coppini, Life Beyond Tourism Movement, The Mall Luxury Outlets e dalla comunità cinese di Firenze e realizzato con la collaborazione della China Film Association, dell’Area Cinema di Fondazione Sistema Toscana e si svolge sotto il patrocinio dell’Ufficio Culturale dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese e del Consolato Generale di Firenze, della Città Metropolitana, dei Comuni di Firenze e Prato. Si avvale della consulenza artistica di Paolo Bertolin, critico e curatore cinematografico, membro del comitato di selezione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.


 



Lontano dalle metropoli, ai confini e dentro il cuore di un popolo, così lontano e così vicino all’Italia. Qui porterà il viaggio delineato dal programma del FánHuā Chinese Film Festival, nella Cina rurale, tradizionale, religiosa, antica, come in quella volta al futuro: un mosaico di film che racconterà allo spettatore attraverso varie tematiche divise per giorno la più stringente attualità, i film indipendenti e i campioni d’incasso in Cina. Il calendario propone un tema per ogni giorno: giovedì 14 ottobre è dedicato agli sguardi femminili; venerdì 15 condurrà alle pendici dell'Himalaya; sabato 16 rivelerà i talenti emergenti e domenica 17 introdurrà i nuovi eroi dagli schermi cinesi.


 


Serate di apertura e chiusura


L’inaugurazione è affidata a due film di due registe donne per la giornata dal titolo “Sguardi femminili”: giovedì 14 ottobre, dopo l’inaugurazione ufficiale che si terrà alle 18.30, alle 19 la proiezione di “A First Farewell” di Wang Lina, il toccante debutto della regista che racconta la storia di Isa, un bambino dello Xinjiang costretto a separarsi dai suoi cari. Alle 21:00 sul grande schermo “Red Flowers and Green Leaves” di Liu Miaomiao e Hu Weijie, la cronaca emozionante e realistica di un matrimonio 'combinato' nel nord ovest della Cina. A chiudere il festival – domenica 17 ottobre - il film campione d’incasso in Cina nel 2020, “800 eroi” di Guan Hu, tra i più importanti registi della “Sesta Generazione”: film storico sulla guerra sino-giapponese, ambientato in una Shangai del 1937, è stato girato con dovizia di mezzi ed è impreziosito dalla voce di Andrea Bocelli nella colonna sonora con la pop star cinese Na Ying. Il film è distribuito in Italia da Notorious Pictures.


Fabrizio Del Bimbo

venerdì 8 ottobre 2021

Conoscere e curare il cuore, un congresso giùnto alla 38/a edizione

 La XXXVIII edizione del congresso “Conoscere e Curare il Cuore”, organizzata dalla Fondazione “Centro Lotta contro l’Infarto” dal 7 all’10 ottobre 2021 a Fortezza da Basso - Firenze, è la seconda, in “era di pandemia”, e la prima, dall’avvento della campagna vaccinale.  

Francesco Prati, Presidente Centro Lotta contro l’Infarto – Fondazione Onlus
Eloisa Arbustini, Centre for Inherited Cardiovascular Diseases – IRCCS, Foundation University Hospital Policlinico San Matteo, Pavia
Pierluigi Termporelli - Dirigente medico presso Istituti Clinici Scientifici Maugeri, IRCCS – Gattico - Veruno
Moderati dal giornalista Luciano Onder, hanno raccontato alla stampa  i cambiamenti terapeutici e i progressi in campo  cardiologico .



Una edizione, questa del 2021, nella quale le evidenze dei dati, sempre più solide, saranno al centro del dibattito della cardiologia italiana che tanto si è battuta, da sempre, ma soprattutto in questo momento difficile, per “costruire salute” sulla base di strategie terapeutiche evidence based.  Per questo, la Fondazione continua a centrare il proprio dibattito interno sull’innovazione ed interconnessione degli approcci, oltre che sulla personalizzazione delle cure, quale metodologia imprescindibile per garantire impatti positivi sulle strategie di salute pubblica. Da qui, temi del confronto di quest’anno.


Gli studi confermano che il declino cognitivo è una patologia sempre più connessa al cuore perché è stata dimostrata una correlazione evidente tra fattori di rischio cardiovascolari e declino cognitivo. Infatti, il numero di persone affette da demenza nel mondo è in progressivo aumento a causa della espansione della popolazione geriatrica, nella quale tale condizione clinica è più frequente e a causa dell’enorme diffusione dei fattori di rischio cardiovascolare nella popolazione generale. Le potenzialità dementigene dei fattori di rischio cardiovascolare iniziano a estrinsecarsi piuttosto precocemente, ragione per cui è fondamentale una loro pronta correzione prima che possano innescare ed amplificare i meccanismi fisiopatologici sottesi al declino cognitivo. 

Prima, tra tutti i fattori di rischio, è l’ipertensione la cui presenza nell’età giovane-adulta si associa ad un aumentato rischio di demenza nell’età avanzata. Nella coorte di 1.440 individui di mezza età (media 55 anni) del Framingham Offspring, la presenza di una pressione sistolica >140 mnHg è risultata associata nel corso di un follow-up di 18 anni ad un aumento del 60% del rischio di demenza. La persistenza di elevata pressione anche nell’età avanzata (media 60 anni) è risultata associata ad un ulteriore incremento del rischio. Recentemente i risultati dello studio Systolic Blood Pressure Intervention Trial Memory and Cognition in Decreased Hypertension (SPRIN MIND) hanno fornito un nuovo e più vigoroso supporto all’ipotesi di una possibile prevenzione della demenza attraverso un efficace trattamento dell’ipertensione arteriosa, producendo la prima convincente dimostrazione dell’efficacia della terapia antipertensiva nel prevenire il declino cognitivo senile. 

Anche il diabete mellito di tipo 2 è associato ad un significativo aumento del rischio di demenza. Una recente meta-analisi di 14 studi di coorte per un totale di 2.3 milioni di individui con diabete mellito di tipo 2, di cui 102.174 affetti anche da demenza, ha dimostrato un significativo rischio di demenza con una relazione diretta tra durata e severità della malattia e rischio di sviluppare demenza. Queste evidenze epidemiologiche trovano fondamento nella condivisione, da parte delle due entità morbose (diabete e demenza) di importanti determinanti fisiopatologici, quali la condizione di insulino-resistenza, l’aumentato stress ossidativo e la microinfiammazione cronica, tanto da spingere i ricercatori ad etichettare la malattia di Alzheimer come “diabete mellito di tipo 3”. Anche l’obesità è fattore di rischio del declino cognitivo. La relazione tra eccedenza ponderale e declino cognitivo è stata oggetto di una recente revisione di 19 studi longitudinali, per un totale di 589.649 individui di età compresa tra 35 e 65 anni, seguiti nel corso di un follow-up fino a 42 anni. I risultati dimostrano un aumentato rischio di demenza nei pazienti con obesità conclamata, ma non nei soggetti in sovrappeso. Di contro, una meta-analisi di 7 studi randomizzati controllati (468 partecipanti) e 13 studi longitudinali (551 partecipanti), su soggetti adulti (età media 50 anni) con eccedenza ponderale o franca obesità ma senza evidenza di demenza, ha dimostrato un significativo miglioramento dell’attenzione e della memoria nei soggetti con BMI >25 a seguito di un decremento ponderale di almeno 2 kg occorso in un intervallo temporale compreso tra 2 e 12 mesi. 

Anche i fumatori sono esposti da un lato, ad un aumentato rischio di demenza e, dall’altro, ad una aumentata probabilità di morire prima dell’età in cui più frequentemente la demenza si sviluppa, aspetto quest’ultimo che inevitabilmente rappresenta un bias interpretativo della relazione tra fumo e rischio di demenza. Uno studio di coorte, recentemente pubblicato, che ha incluso 46.140 uomini con età >60 anni, ha dimostrato un ridotto rischio di demenza nei soggetti che non avevano mai fumato e in quelli che avevano smesso di fumare da almeno 4 anni rispetto a quelli che avevano continuato a fumare. 

Inoltre, nel corso degli ultimi anni un crescente interesse è stato rivolto dalla letteratura scientifica all’ipotesi che i disturbi del sonno possano condizionare un aumentato rischio di sviluppare sia eventi cardiovascolari che demenza. Due meta-analisi recentemente pubblicate hanno fornito la medesima dimostrazione di un significativo incremento del rischio di demenza nei pazienti che presentavano disturbi del sonno in generale (durata del sonno breve o lunga, qualità del sonno scadenze, alterazioni del ritmo circadiano, insonnia, sindrome delle apnee ostruttive). Questi disturbi del sonno sono risultati associati ad un aumentato rischio di demenza in generale e di malattia di Alzheimer. La relazione tra durata del sonno e rischio di declino cognitivo sembra avere un andamento ad U con un aumentato rischio di demenza in generale e di malattia di Alzheimer per una durata del sonno <5 ore. 


“La dimensione del rischio cardiovascolare” - commenta Francesco Prati, Presidente della Fondazione Centro per la Lotta contro l’Infarto – ha prodotto, grazie all’avanzare della ricerca, scenari e strumenti di valutazione di ultima generazione che hanno messo in correlazione, in modo sempre più evidente, il rischio genetico cardiovascolare e l’aterosclerosi. Negli ultimi anni, infatti, la genetica si è proposta come soluzione più precisa nel definire il rischio di sviluppare aterosclerosi od eventi infartuali. Si è insistito sulla ricerca di portatori di rare mutazioni monogeniche, che comportavano un rischio di gran lunga aumentato di sviluppare malattia coronarica. Tuttavia il rischio di sviluppare una malattia cardiovascolare va considerato poligenico e va pertanto messo in relazione a più mutazioni del genoma, che insieme possono identificare una fetta della popolazione a rischio di eventi cardiaci. A partire dal 2007, sono stati individuati oltre 50 loci tra di loro indipendenti che si associavano alla possibilità di sviluppare malattia coronarica. Questi alleli, quando aggregati in uno score del rischio poligenico, sono in grado di predire la presenza di aterosclerosi e conseguentemente la possibilità che si verifichino eventi coronarici. Il rischio poligenico per l’identificazione della malattia coronarica è ora una realtà. Recenti studi hanno quantificato il rischio poligenico in oltre 50.000 soggetti. Il rischio di sviluppare eventi cardiovascolari aumentava del 91% nei soggetti che appartenevano al quintile più alto, rispetto a coloro che facevano parte del quintile più basso. Lo stile di vita aveva tuttavia un ruolo importante, essendo in grado di modificare il rischio genetico. Ad esempio nel sottogruppo con il rischio genetico più alto, uno stile di vita corretto si associava a una riduzione del rischio relativo di eventi coronarici del 46%. 

La componente genetica dell’infarto può essere ricondotta a due tipologie: monogenica e poligenica. Sono noti geni come il APOB, LDLR, PCSK9, che, in presenza di mutazioni patogenetiche, sono responsabili di alterazioni nel metabolismo del colesterolo LDL, causando ipercolesterolemia familiare. Queste mutazioni possono essere identificate grazie al sequenziamento con tecnologia Next Generation Sequencing (NGS) e ad analisi bioinformatiche, la cui patogenicità viene poi confermata dal genetista. Individuare portatori di mutazioni patogenetiche nei geni causanti ipercolesterolemia familiare è fondamentale, poiché questi pazienti presentano un rischio di sviluppare infarto circa tre volte superiore rispetto ai non portatori. Esiste però anche un'altra modalità di ereditare per via genetica la condizione di ipercolesterolemia familiare, quella poligenica, in cui non si riscontrano mutazioni (i.e. errori nel codice genetico che causano un'alterazione della proteina codificata) ma un aumento di alleli di variazioni comuni, chiamati polimorfismi. I polimorfismi sono delle variazioni che non causano un’alterazione del gene, ognuna con un piccolo effetto sul rischio: quando invece queste variazioni si sommano, conferiscono un significativo aumento del rischio genetico di sviluppare il fenotipo con patologia. Si sono messi a punto polimorfismi per la presenza di aterosclerosi coronarica (score poligenico per coronaropatia) che sono in grado di amplificare il rischio legato alla colesterolemia LDL. Questo comporta che persone con livelli di LDL considerati moderatamente preoccupanti (e.g. 130-160 mg/dL) abbiano in realtà lo stesso rischio di chi ha una marcata ipercolesterolemia (LDL > 190 mg/dL).  Lo score poligenico non è correlato con nessun altro fattore di rischio, come per esempio ipertensione o altri lipidi, essendo stato sviluppato per evidenziare l’aterosclerosi. Gli score poligenici chiamati in inglese Polygenic Risk Score (PRS) possono essere composti anche da milioni di variazioni genetiche localizzate in regioni del genoma codificanti e intergeniche, essendo quindi coinvolte anche nella trascrizione genica. Lo sviluppo di nuovi PRS per le coronaropatie ha avuto una grandissima accelerazione negli ultimi tre anni, grazie all'utilizzo di dataset genomici prospettici per effettuare validazioni cliniche su larga scala. Il PRS ha grande utilità quando inserito all’interno di una stima del rischio assoluto, in quanto rende possibile, attraverso la stima della componente genetica dell’infarto, riclassificare individui da rischio intermedio medio a rischio alto. 

“Una ragionevole alternativa alla stima del rischio poligenico per lo sviluppo dell’aterosclerosi consiste nell’impiego di tecniche di imaging non invasivo per valutarne la presenza. E’ oggi possibile - continua Francesco Prati - cercare l’aterosclerosi attraverso tecniche di imaging nel distretto arterioso femorale, carotideo o coronarico. Secondo i ricercatori dello studio PESA, la ricerca dell’aterosclerosi sub clinica andrebbe effettuata preferibilmente nel distretto femorale, che è più facilmente interessato dall’aterosclerosi. 

Focalizzando l'attenzione nei soggetti con età compresa tra i 50 ed i 54 anni, quella in cui abitualmente viene suggerita un’iniziale visita cardiologica di prevenzione primaria, la percentuale di aterosclerosi nei distretti carotidei, iliaco femorale e coronarico erano, nel sesso maschile, rispettivamente del 48% 72% e 43%. E’di grande impatto l’osservazione che, superati i 50 anni, oltre 7 soggetti su 10, abbiano aterosclerosi iliaco femorale. Rimane tuttavia la tendenza alla ricerca dell’aterosclerosi in distretti che potremmo definire più nobili (cervello e cuore) utilizzando l’ultrasonografia delle carotidi o il calcium score coronarico. Il calcium core è una metodica ben validata, poco esposta ad una soggettività interpretativa ed in grado di stratificare il rischio di eventi cardiovascolari, come dimostrato da più studi clinici”.


La ricerca scientifica ha dimostrato che se, da una parte, i miglioramenti conseguiti negli ultimi decenni, nella diagnosi precoce e nel trattamento farmacologico del cancro, hanno determinato un netto aumento della sopravvivenza, tuttavia, dall’altra, questo miglioramento nell’aspettativa di vita dei pazienti affetti da cancro, si accompagna ad un aumento del rischio di sviluppare effetti collaterali, anche a lungo termine, indotti dalla chemioterapia. La cardiotossicità indotta dai trattamenti antitumorali è una complicanza comune a molte terapie antineoplastiche e una causa frequente di morbilità e mortalità nei sopravvissuti al cancro. Le antracicline hanno rappresentato negli ultimi 5 decenni e rappresentano tutt’oggi la terapia chiave nel trattamento dei tumori della mammella e dei tumori ematologici. Tuttavia, il beneficio in sopravvivenza è limitato dalla cardiotossicità che viene definita dall’American Society of Echocardiography come una riduzione del 10% della frazione di Eiezione Ventricolare Sinistra (FE) <53%. La cardiotossicità da antracicline è stata rilevata nel 98% dei casi, entro il primo anno dopo il completamento del trattamento. Le attuali strategie cliniche di gestione della tossicità da antracicline si concentrano sul rilevamento tempestivo del danno subclinico attraverso tecniche di imaging cardiaco e biomarcatori. Tuttavia, questi interventi sono focalizzati sul controllo del danno piuttosto che su un vero approccio preventivo. Sfortunatamente, nonostante decenni di sforzi per migliorare le strategie di prevenzione primaria, non esiste ancora una terapia farmacologica soddisfacente per evitare questa complicanza. In ambito prettamente cardiologico, le strategie di prevenzione primaria si sono rivolte principalmente all’uso di ace inibitori, sartani e beta bloccanti. In tale contesto, appare fondamentale, da una parte, la valutazione del rischio cardiovascolare basale dei pazienti oncologici mediante costruzione di score dedicati che consentano di identificare tempestivamente quelli ad aumentato rischio di complicanze - garantendo un approccio personalizzato, dall’altra, la messa a punto di nuove strategie che consentano un’identificazione precoce dei pazienti che possono beneficiare delle terapie cardioprotettive.


L’edizione del 2021 sarà l’occasione per mettere in discussione i tradizionali “falsi miti” della cardiologia. Infatti, un tema ampiamente dibattuto dalla comunità cardiologica, da sempre, è quello della non opportunità dell’angioplastica primaria tardiva (oltre le 12 ore). Infatti, mentre l’ipotesi dell’arteria aperta “precocemente” è stata da sempre confermata, quella dell’arteria aperta “tardiva” (cioè, la riperfusione di un’arteria occlusa correlata all’infarto in un momento troppo tardivo per il salvataggio miocardico e in pazienti senza sintomi in atto) è rimasta controversa per anni. Questo perché, il meccanismo con cui le cellule del miocardio sfuggono alla morte irreversibile, nonostante ore di ridotto apporto di ossigeno, non è stato completamente chiarito. Diverse, infatti, sono le variabili che potrebbero entrare in gioco: la possibile formazione di una circolazione collaterale come meccanismo per preservare la vitalità miocardica e la dinamicità dell’evoluzione dell’infarto miocardico acuto, da intendersi come instabilità della placca all’interno di un processo dinamico e non facilmente riconducibile ad una precisa ristretta finestra temporale.  La possibilità che possa essere ottenuto un salvataggio miocardico anche nei pazienti che si presentano tardivamente trattati con PCI è stata valutata in diversi studi. Busk et al. hanno analizzato i risultati della tomografia computerizzata a emissione di fotone singolo eseguita in 396 pazienti con STEMI ed è stato osservato un salvataggio sostanziale (>50% dell’area a rischio) nel 41% dei presentatori tardivi trattati con angioplastica primaria nonostante l’occlusione totale del vaso responsabile dell’infarto. Gierlotka at. hanno valutato 2.036 pazienti con STEMI che si sono presentati a 12-24 ore dall’insorgenza dei sintomi e hanno osservato che l’approccio invasivo (esecuzione dell’angioplastica coronarica a 12-24 ore dall’insorgenza dei sintomi) era significativamente associato a un miglioramento clinico a 12 mesi rispetto all’approccio conservativo (trattamento non invasivo o esecuzione di angiografia coronarica a >24 h dall’insorgenza dei sintomi), con un rischio relativo di 0.73. Questi risultati clinici sono stati ulteriormente supportati da studi meccanicistici e di registro che hanno utilizzato la risonanza magnetica cardiaca: mentre il salvataggio miocardico è risultato inferiore nei presentatori tardivi rispetto a quelli precoci, un sostanziale salvataggio miocardico era documentabile anche quando l’angioplastica viene eseguita fra le 12 e le 48 dall’insorgenza dei sintomi. Sulla base di questi studi, le Linee Guida Europee del 2017 raccomandano l’angioplastica primaria nei pazienti instabili che si presentano a 12-24 h dall’insorgenza dei sintomi e che mostrano segni di ischemia in atto e suggeriscono l’impiego dell’angioplastica primaria di routine per pazienti STEMI stabili che si presentano da 12 a 48 h dall’insorgenza dei sintomi.


Tra i falsi miti, annoveriamo anche quello relativo all’attività fisica: è vero che fa sempre bene? L'attività fisica regolare è un noto fattore protettivo per la prevenzione delle malattie non trasmissibili come le malattie cardiovascolari, il diabete di tipo 2, il cancro al seno e al colon, oltre a produrre benefici per la salute mentale, ritardare l'insorgenza della demenza e contribuire al mantenimento di un adeguato peso corporeo ed al benessere generale.  Le attuali linee guida di fatto raccomandano l'attività fisica in qualsiasi forma e non distinguono tra i diversi ambiti, ad es. attività fisica svolta durante il tempo libero, domestico o lavorativo. Nuove evidenze suggeriscono, infatti, un contrasto tra gli effetti sulla salute della attività fisica nel tempo libero rispetto a quella in ambito lavorativo. In particolare, mentre una attività fisica anche di elevata intensità nel tempo libero è stata associata a risultati positivi sulla salute, per l’attività fisica in ambito lavorativo sono state documentate conseguenze sfavorevoli sia per quanto riguarda le malattie cardiovascolari, le assenze per malattia in generale e la mortalità da tutte le cause. Questi effetti contrastanti dell’attività fisica nel tempo libero rispetto a quella in ambito lavorativo costituiscono il cosiddetto “paradosso dell’attività fisica” che fino a pochi anni fa era stato solo marginalmente considerato. Recentemente, il rischio di eventi cardiovascolari maggiori (MACE) e di mortalità da tutte le cause in rapporto alla attività fisica lavorativa o nel tempo libero è stato indagato nel Copenaghen General Population Study, un ampio studio contemporaneo su 104.046 maschi e femmine con valutazione basale nel 2003-2004 e successivo follow-up medio di 10 anni. Mentre per l’attività fisica nel tempo libero è stata confermata una relazione inversa con MACE e mortalità da tutte le cause, un incremento di MACE e mortalità è stato invece trovato in rapporto al livello crescente di attività fisica in ambito lavorativo da lieve a moderato a intenso. Recenti studi epidemiologici documenterebbero quindi che una attività fisica lavorativa intensa aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e la mortalità. Tra le ipotesi formulate, innanzitutto: l’attività fisica lavorativa è spesso fatta di sforzi ripetitivi di resistenza di brevi periodi mentre quella durante il tempo libero è solitamente aerobica, più adatta a migliorare la forma fisica e la salute cardiovascolare. Di conseguenza l’attività fisica lavorativa aumenta e non riduce la frequenza cardiaca e la frequenza cardiaca elevata è un noto fattore di rischio cardiovascolare. Anche la pressione arteriosa può essere aumentata da sforzi continui quali sollevamento pesi o posture statiche, con conseguenti sfavorevoli ripercussioni. Inoltre, l’attività lavorativa, rispetto a quella ricreativa, è eseguita con più brevi periodi di recupero e spesso senza adeguato controllo delle condizioni lavorative. Va ricordato che a livello globale, circa il 50% della forza lavorativa opera all’esterno senza sufficiente attenzione alle condizioni climatiche, alla idratazione, alle pause ristoratrici con conseguente stress calorico, cosa che non avviene durante l’attività fisica ricreativa. Anche i turni lavorativi notturni e fattori ambientali quali rumore e inquinamento atmosferico potrebbero influire. Infine, ma non da ultimo, l’attività lavorativa intensa aumenta i livelli di infiammazione (es. proteina C reattiva) che rimangono elevati senza adeguati tempi di riposo per cui l’organismo non ha tempo per recuperare.


E’ indubbio che l’alta tecnologia abbia portato un contributo fondamentale allo sviluppo di pratiche cliniche sempre più innovative. Il pacemaker senza fili (wireless), ad esempio, ha fatto passi da gigante arrivando, dall’elettrostimolazione alla sincronizzazione. Infatti, l’introduzione dell’elettrostimolazione cardiaca transvenosa nella metà dello scorso secolo ha segnato uno dei principali progressi della medicina moderna, consentendo un miglioramento della qualità di vita e, in molti casi, una riduzione della mortalità dei pazienti affetti da bradiaritmie. Nel corso degli anni, la tecnologia è evoluta significativamente, consentendo l’impianto di dispositivi atti alla prevenzione della morte improvvisa (defibrillatori) ed alla cura dello scompenso (resincronizzazione, CRT), ma ciò nonostante tale terapia rimane ancora associata ad un rischio significativo di complicanze, fondamentalmente legate alla presenza degli elettrocateteri e della tasca in cui si alloggia il dispositivo. Per superare tali complicanze, la ricerca tecnologica ha avviato una avanzata sperimentazione relativa ad una metodologia wireless di stimolazione endocardica del ventricolo sinistro mediante il sistema WISE-CRT. Tale sistema fornisce una stimolazione wireless trasmettendo energia acustica da un trasmettitore generatore di impulsi, impiantato sottocute, ad un elettrodo ricevitore, impiantato nella parete del ventricolo sinistro. Questo converte l’energia acustica in energia elettrica e la utilizza per il pacing. Tale tecnologia ha dimostrato sì un’efficacia importante - la procedura è riuscita in 13 dei 17 soggetti (76%) ed a 6 mesi tutti i 13 pazienti che erano stati impiantati erano vivi, ma 7 eventi avversi maggiori si sono verificati in 6 pazienti (35%). Per questo, è stato messo a punto un nuovo sistema che è stato testato nel SELECT-LV (Safety and performance of Electrodes implanted in the Left Ventricle) study: 35 dei 39 pazienti arruolati sono stati sottoposti alla procedura che è stata coronata da successo in 34 (94.4%). Non si è verificato nessun tamponamento cardiaco. Dopo 6 mesi il pacing biventricolare era ottenuto nel 93.9% dei pazienti e l’84.8% aveva presentato un miglioramento clinico.  Poiché il tasso di complicanze, anche gravi, non è stato valutato trascurabile, per il momento la procedura è da limitare ai centri con maggiore expertise e avvalendosi sempre dello stand-by cardiochirurgico.

Nicoletta Curradi

giovedì 7 ottobre 2021

Alla Galleria La Fonderia una mostra multisensoriale


Fondente di Galleria d’arte La Fonderia

Casa Profumiera Spezierie Palazzo Vecchio



Da venerdì 8 a sabato 16 ottobre 2021

Inaugurazione sabato 9 ottobre 2021 – ore 16.00

Firenze, Galleria d’arte La Fonderia, via della Fonderia 42R

Legami e libertà: l’equilibrio possibile

Un percorso multisensoriale esplora le connessioni fra arte profumiera e arte figurativa




Da venerdì 8 a sabato 16 ottobre, Galleria d’arte La Fonderia (via della Fonderia 42R Firenze) ospita la mostra “Legami e libertà: l’equilibrio possibile”, organizzata da Fondente in collaborazione con Spezierie Palazzo Vecchio. Inaugurazione sabato 9 ottobre ore 16.

Francesca Di Massimo, creatrice dei profumi di Spezierie Palazzo Vecchio, e l’artista siriana Rand Nezha hanno iniziato ad indagare e ad interpretare il tema dei legami: Francesca lo ha tradotto nella fragranza Olimpia, Rand in due dipinti da apprezzare attraverso un’esperienza olfattiva. Fondente - progetto nato per valorizzare il territorio attraverso i talenti dell’arte contemporanea e creato da Niccolò Mannini di Galleria d’arte La Fonderia insieme a Giulia Filippini, Alessandro Tortora e Giulia Garzia - ha intrapreso un percorso di indagine e di approfondimento del tema, selezionando e coinvolgendo Riccardo Caleffi, Lorenzo Cecilioni, Skim, Marco Ferri, Daniele Giannetti e Leopoldo Innocenti, sei artisti contemporanei che hanno realizzato sei opere d’arte, ognuna delle quali racconta e interpreta le materie prime del profumo Olimpia.

Le connessioni fra arte profumiera e arte figurativa trovano così originale espressione in questa mostra che accompagna il visitatore lungo un percorso in cui le opere d’arte descrivono i momenti e gli elementi che ispirano e guidano l’esperienza del processo olfattivo.

"Creare una connessione tra arte e profumo”. - Ha detto l'assessore alle attività produttive Federico Gianassi - “E' questo l’obiettivo della mostra che unisce percorsi sensoriali e attraverso le opere d’arte valorizza il mondo dei profumi, antica arte fiorentina".

Il profumo – racconta Francesca Di Massimo - è fascino, bellezza, emozione, ricordo. Come ogni forma d’arte il processo creativo per realizzare un profumo muove dalle emozioni umane e dal bisogno di raccontare le esperienze che tali emozioni determinano. È questo il concetto condiviso con gli artisti coinvolti, a cui ho affidato le materie prime naturali scelte per questa mia fragranza e che loro hanno interpretato con i loro lavori. Le opere che hanno realizzato sono diventate, insieme al profumo, un percorso, una strada che chiunque può percorrere per trovare e forse anche riscoprire altre emozioni, altri ricordi”.

Fondente nasce per esprimere, raccontare e valorizzare il territorio attraverso l’arte contemporanea – aggiunge Niccolò Mannini – È un progetto di Galleria d’arte La Fonderia, un luogo in cui l’arte crea contatto, relazione e dialogo e fonde linguaggi, storie e valori diversi in un’esperienza emotiva e culturale unica. Con questa filosofia abbiamo selezionato sei artisti in base alla loro ricerca, alla loro storia e alla loro poetica per raccontare le materie prime che compongono il profumo Olimpia di Spezierie Palazzo Vecchio. Possiamo, quindi, affermare che è la materia prima del profumo ad aver scelto ed ispirato loro”.


FONDENTE

Galleria La Fonderia, galleria d’arte moderna e contemporanea, dal 2018 propone mostre di maestri storicizzati, nazionali ed internazionali, e valorizza attivamente i giovani talenti dell’arte contemporanea. Da questa continua ricerca di artisti emergenti nasce Fondente, progetto creato da Niccolò Mannini, Giulia Filippini, Alessandro Tortora e Giulia Garzia, quattro giovani fiorentini con storie diverse, voglia di mettersi in gioco e il desiderio di scrivere insieme una nuova e ambiziosa esperienza che racconti e valorizzi Firenze, le sue eccellenze e il suo territorio, attraverso il linguaggio dell'arte. Lo scopo principale del progetto è esprimere e valorizzare il territorio attraverso l’arte contemporanea creando una community di artisti emergenti, collezionisti, operatori artistici, professionisti del settore, investitori e aziende locali. Fondente vuole essere un tramite e un solido supporto tra queste realtà diverse, interconnettendole e creando insieme un fruttuoso cortocircuito, che rigeneri il tessuto socio-economico, artistico e culturale del territorio su cui insiste. Offrire un’occasione a talenti promettenti di entrare nel mondo del lavoro e nel sistema dell’arte. Allo stesso tempo dare alle aziende del territorio la possibilità di conoscere e innamorarsi della nuova arte, un’arte che non solo cerca di esprimersi, ma anche di comunicare e inserirsi attivamente all’interno del nostro territorio. L’arte nasce per unire e comunicare e Fondente ne è piena espressione.



GALLERIA D’ARTE LA FONDERIA

La Fonderia è una galleria d'arte moderna e contemporanea aperta nel 2018 per volontà di Niccolò Mannini, storico ma con un'innata passione per la cultura e le arti emersa dall'impegno lavorativo pluriennale nel mercato dell'arte. La Galleria propone mostre che si snodano dai Maestri storicizzati, nazionali ed internazionali, ad opere di giovani artisti del territorio, cercando un continuo dialogo tra passato e presente per poter guardare al futuro; il criterio base è la capacità dell'opera di suscitare sensazioni ed emozioni uniche a persone di tutte le età; esse si indicizzano prevalentemente verso uno stile contemporaneo e verso le avanguardie novecentesche, coniugando gusto e possibilità di investimenti per il futuro. La ricerca di nuovi artisti è costante e mirata a individuare opere che siano in armonia con la selezione di quelle già valutate e presenti in galleria. Un'offerta di artisti e opere, dunque, ampia, ponderata e in continua evoluzione. La Fonderia si rivolge a collezionisti e appassionati di opere d’arte del periodo moderno-contemporaneo mettendo a disposizione la propria capacità di personalizzare la proposta d'opera, tramite consigli e approfondimenti sulle opere, orientando inoltre verso soluzioni su misura.
Una galleria che può rispondere alle esigenze e ricerche dei propri interlocutori assicurando un rapporto professionale basato su competenza, trasparenza e cortesia.



INFO

Firenze, Galleria d’arte La Fonderia, via della Fonderia 42R

8 – 16 ottobre 2021

Orario di apertura: lunedì 16.00-20.00, dal martedì al sabato 10.00-13.00 15.30-20.00

Inaugurazione 9 ottobre 2021 – ore 16.00 

www.fondentearte.com

www.spezieriepalazzovecchio.it


Nicoletta Curradi 
Fabrizio Del Bimbo