domenica 13 settembre 2020

Alla Festa di Rifondazione Comunista presentato il libro "Il falso mito degli Italiani brava gente"

 


Nell'ambito di Imagine. Festa di Rifondazione Comunista al TuscanyHall di Firenze, in programma dal 10 al 15 settembre, si è svolta la presentazione del libro  "Il falso mito degli Italiani brava gente" di Giuseppe Scuto, edito da Left.

Sessanta anni fa, nel 1960, 17 Paesi africani, in gran parte colonie francesi, alcuni ancora in mano al Belgio e al Regno Unito raggiunsero, almeno formalmente l’indipendenza. Si era nella fase di transizione che attraversò gran parte del mondo ancora dominato dalle potenze europee, laddove in ogni singolo Paese si affermavano diversi approcci che portavano alla decolonizzazione – si era in un pianeta diviso in due blocchi e da numerose parti giungevano i riflessi di istanze socialiste – ma si trattò di un percorso lungo e formidabile i cui riflessi giunsero presto anche in Europa. Fu una fase importante per l’intero continente, i popoli e le forze intellettuali, più che i governi, in Francia, Gran Bretagna e Belgio, si ritrovarono a mettere in discussione, a volte in maniera profonda, l’ordine precostituito.

Le successive vicende che portarono anche ai grandi movimenti sociali risentirono in maniera più o meno consapevole di questi eventi, era mutata la composizione del mondo anche se, dal punto di vista prettamente economico, i rapporti non ne uscivano ancora realmente modificati. Nulla o quasi di tutto questo accadde in Italia. Le avventure coloniali italiane, terminate con la sconfitta del nazifascismo dal punto di vista politico, per decenni non intaccarono una costruzione del ruolo italiano palesemente falsa e artefatta. La Libia, la cosiddetta “quarta sponda” prima del periodo liberale e poi del Ventennio, nel 1969 si scrollò di dosso ogni forma di dominio con la rivoluzione del giovane militare Mu’ammar Gheddafi, rimasto poi al potere fino al 2011 e uno dei primi atti compiuti dopo la presa del potere fu la cacciata degli italiani rimasti. Senza provare alcuna nostalgia per il dittatore libico – personaggio controverso e resosi responsabile non solo di crimini ma anche dei primi accordi con i governi italiani per fermare in campi di concentramento chi fuggiva dall’Africa Sub Sahariana – c’è da dire che una parte del consenso di cui ha goduto per tanti anni è dipeso dalle malefatte impunite perpetrate durante la dominazione italiana.

L' interessante libro, , pubblicato da Left, è un prezioso testo per tornare alla radice dei crimini compiuti soprattutto ma non solo dal regime fascista in particolare in Cirenaica, ma anche nelle altre colonie.

Ancora negli anni Cinquanta e Sessanta si affermava, non solo nella destra estrema fascista e post fascista, il diritto ad avere le colonie, ancora prevaleva una visione profondamente razzista della storia secondo cui il dominio italiano fu realizzato appunto da “brava gente” che andava a compiere una missione civilizzatrice, a costruire strade e infrastrutture per persone altrimenti non in grado di provvedere a se stesse. Scuto analizza le fasi principali del conflitto in Cirenaica che assunse le caratteristiche del genocidio verso le popolazioni civili, ricostruisce passaggi poco noti, culminati con l’uccisione del leader della resistenza Omar Al Mouktar. Ci sono voluti decenni per far ammettere la primazia italiana nell’uso dei gas come arma di guerra, la realizzazione di regimi di apartheid, in Libia come nei domini della cosiddetta Africa Orientale Italiana fino al delirio dell’impero. Del resto chi doveva pronunciarsi rispetto alle prime denunce in merito erano gli stessi funzionari di regime che, cambiata casacca, hanno ricoperto a lungo cariche importanti nelle istituzioni repubblicane. Nella seconda parte il libro, passando per la mancata decolonizzazione della storia, nelle omissioni dei libri di testo scolastici, nel tentativo di preservare, in nome del pericolo dell’egemonia culturale della sinistra, la sacralità delle istituzioni che sostennero il regime fascista anche nelle colonie, dalla magistratura, all’esercito, all’onnipresente chiesa, si giunge all’attualità.

Scuto utilizza come fonti i più importanti storici, libici e italiani che hanno portato avanti questa ricerca.

Nicoletta Curradi

Foto di Fabrizio Del Bimbo

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